19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Quale strategia adottare?

Il Governo della Scuola Piemontese alla luce del decentramento scolastico

Convegno organizzato da Regione Piemonte, Fondazione per la Scuola della Compagnia San Paolo e Fondazione TreeLLLe, svoltosi questa mattina presso il museo di Scienze Naturali a Torino

Come rendere il sistema dell’istruzione più efficiente in vista del futuro passaggio dall’attuale modello centralizzato  a quello decentralizzato a cui la scuola andrà incontro nei prossimi anni? Quali risposte possono fornire gli enti locali in termini di gestione delle risorse e di programmazione? Quali strategie adottare per garantire uguaglianza sostanziale tra gli studenti rispetto al contesto europeo?

Sono questi gli interrogativi a cui ha tentato di dare risposta il convegno organizzato da Regione Piemonte, Fondazione per la Scuola della Compagnia San Paolo e Fondazione TreeLLLe, svoltosi questa mattina presso il museo di Scienze Naturali a Torino. Il convegno è stato occasione di confronto sui modelli di decentramento già avviati a livello europeo, e  di dibattito sulle possibili competenze  e poteri che le Regioni acquisiranno in prospettiva della decentralizzazione dell’istruzione.

Il raffronto tra la situazione italiana, in cui il processo di attuazione di federalismo fiscale avviato 11 anni fa è attualmente oggetto di discussione in conferenza stato regioni, con altre realtà europee significative, quali quella spagnola e svizzera, consente di raccogliere buone pratiche e al contempo ne mette in luce le criticità già sperimentate. L’esperienza della Spagna che ha visto negli ultimi trent’anni un progressivo decentramento dallo Stato alle Regioni e quella della Svizzera, improntata invece su un modello regionale fortemente autonomistico, ci suggeriscono la necessità di mantenere un livello unitario nazionale, rispetto agli obbiettivi di carattere generale, su cui innestare un sistema delle autonomie che veda protagoniste le Regioni.   

Anche nel nostro paese  e nella nostra regione sta iniziando ad avviarsi una fase di transizione assai importante in materia di istruzione: da un sistema (ancora) fortemente centralizzato ad un modello che può diventare significativamente decentralizzato. Questo comporterà l’adozione di un nuovo modello organizzativo e gestionale da parte anche delle amministrazioni regionali, il passaggio di compiti e funzioni dallo stato agli enti locali; l’interazione tra soggetti diversi dotati di autonomia funzionale, maggiore dialogo interistituzionale,  la riformulazione delle competenze nel rispetto delle diverse esigenze del territorio, la responsabilità della nomina e gestione del personale docente e non.

«Il sistema di istruzione e formazione che la Regione Piemonte auspica a seguito dell’attuazione del Titolo V della Costituzione, deve fondarsi su un impianto delle autonomie  che superi il modello statalista verticistico, a favore di un ordinamento delle autonomie e della responsabilità diffusa che si ponga l’obbiettivo di rafforzare i livelli di apprendimento, di conoscenza e di competenze degli studenti, in un processo di educazione e formazione che li accompagni per tutta la vita garantendo maggiore efficienza ed efficacia all’organizzazione - sottolinea l’assessore all’istruzione Gianna Pentenero - Non si può immaginare il trasferimento di competenze alle Regioni senza garantire la piena gestione della funzione, ma soprattutto un quantitativo di risorse che consentano al sistema di sostenersi e svilupparsi a livello nazionale, riconoscendo peculiarità regionali e possibili orientamenti suggeriti da prospettive di sviluppo socio-economico di un territorio. Noi non vogliamo un sistema con 21 modelli di scuola diversi, ma un modello in cui, a partire da una forte integrazione tra istruzione e formazione professionale, sia possibile fare di questo sistema un elemento che accompagna e agevola i processi di sviluppo sociale ed economico, le trasformazioni in essere, le maggiori o minori sensibilità espressione di un territorio. Favorire la possibilità di investire maggiormente su temi e discipline che rientrano in programmi pluriennali di sviluppo (come energia, superamento del modello fordista, accompagnamento alla trasformazione da industriale a terziario) significa fare dell’istruzione e della formazione professionale una risorsa nell’ottica di garantire la mobilità sociale.»