20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
La decisione della Corte d'Appello di Torini

Ifil-Exor, Gabetti e Grande Stevens condannati a 1 anno e 4 mesi

Sul banco degli imputati con l'accusa di aggiotaggio informativo per l'equity swap del 2005, operazione che consenti' all'Ifil (oggi Exor) di rimanere azionista di controllo di Fiat, allo scadere del prestito convertendo con un pool di banche

TORINO - Dopo oltre quattro ore di camera di Consilgio il giudice della Corte d'appello di Torino, Roberto Pallini ha condannato a un anno e quattro mesi,con pena sospesa, l'avvocato della famiglia Agnelli, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, presidente d'onore di Exor, sul banco degli imputati con l'accusa di aggiotaggio informativo per l'equity swap del 2005, operazione che consenti' all'Ifil (oggi Exor) di rimanere azionista di controllo di Fiat, allo scadere del prestito convertendo con un pool di banche.

Il pg Giancarlo Avenati Bassi aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi, per Grande Stevens e a due anni per Gabetti, come in primo grado, quando però gli imputati furono assolti. Al centro della vicenda giudiziaria i comunicati stampa di Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz, del 24 agosto 2005, in cui si sottolineava che Ifil era intenzionata a rimanere azionista di riferimento di Fiat, ma che non vi erano allo studio iniziative in merito.

Gabetti e Grande Stevens sono stati inoltre condannati a 600mila euro di multa e all'interdizione di un anno dai pubblici uffici. Grande Stevens è stato inoltre condannato alla interdizione per un anno dalla professione di avvocato.

Assoluzione perche il fatto non sussiste invece per le società Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz. La Corte d'appello di Torino ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dalle parti civili, Consob e due piccoli azionisti. La sentenza ha lasciato l'amaro in bocca quindi alla Consob. La reazione a caldo dell'avvocato Emanuela Di Lazzaro, legale della Consob è stata: «Non so come il giudice abbia potuto ignorare la nostra posizione e con quale motivazione abbia rifiutato la nostra richiesta risarcitoria. Vedremo in Cassazione».