20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Calcio | Serie A

Agnelli: «Il problema italiano non sono solo gli stadi»

Il presidente bianconero parla della crisi del nostro calcio: «C'è bisogno di recuperare, non possiamo confrontarci con chi ha strutture di ben altra capacità e ha sviluppato arena moderne e più capienti». Capello: «L'Italia non è più il posto dove tutti vogliono giocare»

DUBAI - «Il calcio italiano ha bisogno di recuperare, compresa la Juventus che pure passa da ottimi risultati sportivi e di fatturato. Eravamo il campionato dei fuoriclasse e oggi siamo considerati un transito». E' uno dei passaggi dell'intervento di Andrea Agnelli al Globe Soccer in corso a Dubai. «Non possiamo confrontarci con chi ha strutture di ben altra capacità - ha detto il presidente della Juve -. Il nostro campionato ha impianti con età media di 64 anni e non regge il confronto con chi ha sviluppato arene moderne, confortevoli e più capienti. Il Chelsea ha una capacità doppia di vendita di biglietti rispetto alla Juve e in Germania il reddito medio è più alto rispetto all'Italia, quindi il problema non sono solo gli stadi. Di certo dobbiamo provare il rilancio. La Roma sta per fare un passo importante. D'altra parte, pur incassando 1 miliardo e 200 milioni di diritti tv, siamo preoccupati nel vedere che chi non tifa, all'estero, sceglie le partite con scenografie migliori delle nostre».

Capello: «L'Italia non è più il posto dove tutti vogliono giocare»
«Milan e Inter devono crescere molto, se non sbagliano niente tra tre anni possono tornare a essere competitive». E' il pensiero di Fabio Capello, oggi a Dubai per il «Globe Soccer». Detto che «la Roma ha cose interessanti», la Juventus in Champions «con poche cose potrebbe fare molto bene, tutti gli obiettivi che si è prefissata sono stati raggiunti a livello di mercato. Il problema del calcio italiano - prosegue il tecnico di Pieris ai microfoni di Sky Sport - è che non è più il posto dove tutti vogliono venire a giocare, anzi, quando troviamo qualcuno bravo lo diamo via e questo ci impoverisce».