19 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Lo dice persino «Monocle»

Regio Parco: il quartiere urban più trendy di Torino dove tutto è possibile

Una delle zone più vibranti della città: atelier, studi di design, caffè, creatività, ma anche studenti e giovani famiglie. Insomma, un mondo che si riprende i vecchi spazi urbani per tornare a fare socialità.

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TORINO - Vi siete mai chiesti perché Regio Parco, quartiere operaio doc, si chiama così? Cos'ha di tanto regale se ospitava le tantissime famiglie operaie che popolavano le fabbriche della periferia nord di Torino? Ebbene, tutto merito di Emanuele Filiberto, che nella seconda metà del '500 decise di espandere le sue residenze oltre le mura e acquistò da diversi proprietari terrieri 81 giornate di terreno boscoso (sì, il prezzo all'epoca si faceva così...) e fece costruire un bellissimo castello. Purtroppo del castello oggi non rimane più nulla perché venne distrutto dai francesi durante l'assedio del 1706. Ecco spiegata l'origine nobile di questo pezzo di città. Uno dei più vibranti in questo momento, oggetto di numerose trasformazioni che hanno saputo mantenere sapientemente intatto il retaggio storico che si porta dietro.

Industria, creatività e socialità
La storia è l'anima di un quartiere, e Torino lo sa benissimo. Il tentativo di reinterpretare il passato è una spinta vitale per il futuro della nostra città. Regio Parco è considerato un esempio così virtuoso che ha incuriosito persino quelli di «Monocle», prestigioso magazine inglese che dal 2007 racconta, al mondo, storie da tutto il mondo. Gli è piaciuta l'architettura post-urbana, la creatività, la sostenibilità, la voglia di ricreare legami sociali andati persi. A Regio Parco si sta ristrutturando anche il senso di collettività. Ed è veramente bellissimo. I reporter di «Monocle» sono venuti qui e hanno girato il video che vi proponiamo qui sopra.

Design, idee, caffè
A Regio Parco la fabbrica non è morta, anzi: è tornata a vivere. I vecchi e polverosi spazi industriali hanno lasciato il posto a studi di design e architettura, atelier, caffè, laboratori del cioccolato, ciclofficine, loft, luoghi condivisi aperti a tutti. Lo chiamavano il bronx fino a poco tempo fa, ora è uno dei posti più trendy in cui andare a vivere e aprire un'attività. Ci sono le ex Manifatture Tabacchi, il Basic Village, il Cineporto, Guido Gobino, il Pai Bikery, «Bellissimo» di Luca Ballarini, la nuova Nuvola Lavazza, solo per citarne alcuni. Merito, anche, del Campus Einaudi appena al di là del fiume, che ha riempito le strade (e i palazzi) di studenti. Ma non solo. Questo quartiere è diverso da tutti gli altri in città: qui la diversità architettonica, degli spazi urbani, corrisponde alla diversità della gente. Se è un po' che non ci andate, fatevi un giro. Non ve ne pentirete...