18 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Siamo stati al quarto live di Torino!

Jovanotti, le 10 cose più belle di «Lorenzo nei Palasport»

Intimista, elettronico, funky, romantico, dance. Lorenzo è tutto questo, insieme, in un meraviglioso mash up che non potete non andare a vedere

TORINO - Quello di ieri sera è stato occhio e croce il 20esimo. Ho visto e sentito Jovanotti almeno 20 volte, probabilmente anche di più. Lo seguo da fedelissima da quel «Lorenzo 1992» in cui ci ha regalato due pezzi fantastici che hanno fatto la sua storia, «Non m'annoio» e «Ragazzo fortunato». Da allora ogni tour è stato diverso. È diverso. Contemporaneo, adrenalinico, visionario, potente, elettronico, dance all'ennesima potenza, intimo e delicato, romantico e festaiolo insieme. Ogni volta non so cosa aspettarmi. Ogni volta esco dal suo concerto «piena di vita», letteralmente (scusate la facile citazione). Per i palasport Lorenzo ha ripensato tutto: niente a che vedere con i live, pazzeschi, negli stadi (ovviamente a San Siro c'eravamo). Uno show completamente nuovo, dove Jovanotti fa convivere cuore e tecnologia, anima e corpo, funky e elettropop.

L'inizio «al contrario» e il floor screen
«A me piace che lo spettacolo giri come una partitura fluida per poi improvvisarci dentro e trovare gli spazi perché ogni sera sia diversa e unica» ha detto. Mentre i concerti nello stadio iniziavano con un kolossal cinematografico versione ristretta, ora partono dalla fine: luci accese, Lorenzo percorre con la sua band tutta la passerella, ricoperta da un incredibile floor screen, saluta il pubblico del palazzetto – stracolmo anche per la quarta sera consecutiva a Torino – e manda i titoli di coda, che qui appunto stanno all'inizio, e dove, prima volta in assoluto, tra i componenti fa la sua apparizione anche Pinaxa, l'ingegnere del suono. Poi buio. Il live si apre con l'apocalisse cosmica di «E non hai visto ancora niente». Alle sue spalle uno schermo di 300 metri quadri diviso in tre da una «V» gigantesca, quella di vittoria.

Prima dark, poi romantico, infine dance
La prima parte dello spettacolo è soft, dark, molto elettronica. Alla seconda Lorenzo si lascia andare all'amore (il pubblico canta a squarciagola «Ragazza magica», «Un raggio di sole», «A te», «Gente della notte» in una meravigliosa versione acustica solo chitarra). Le scritte «loading» e «please wait» introducono la terza parte del live, la più corposa, quella dance, tutta da saltare. Una festa, dove Lorenzo e i suoi ballano come pazzi. Come fa a quasi 50 anni a tenere quel ritmo? Tutto merito della crioterapia, dice. «Prendo un contenitore di plastica come quello dei rifiuti, ci butto dentro dell’acqua con 50 kg di ghiaccio e mi ci immergo dentro per 5 minuti. È così che fanno gli atleti Nba, funziona!». Beh, evidentemente sì...

Cosa mi è piaciuto di più di questo «Lorenzo nei Palasport»? Provo a riassumerlo così:

  1. La camminata sul filo come un funambolo in «Mi fido di te»
    «La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare»: Lorenzo cammina su un filo immaginario. Gli effetti visual proiettano la sua ombra sul maxischermo trasformandolo in un vero funambolo. Poetico, emozionante, delicatissimo.

  2. Lorenzo deejay al mixer (a forma di diamante)
    Al centro della passerella torna il Jova deejay degli albori. Munito di un mixer psichedelico a forma di diamante dà il beat per «Una tribù che balla» e «Tanto». Atmosfera molto underground, da club super cool.

  3. La passerella «suonata» come un pianoforte sulle note di «Dove ho visto te»
    Lorenzo saltella sulla lunga passerella come se pigiasse coi piedi i tasti del piano. Intenso e malinconico.

  4. L'inno all'amore
    «Ho iniziato facendo il deejay» racconta imbracciando la chitarra. «Non volevo sentir parlare di canzoni d'amore, ne stavo proprio lontano. Non avrei mai pensato che l'amore sarebbe diventato l’argomento più importante delle mie canzoni. E invece oggi è così. E sapete perché? Perché sì, l’amore è la cosa più importante». E partono dolcissime ballate romantiche.

  5. I visual
    Come sempre per Lorenzo il video è uno strumento potentissimo di narrazione, anche se in questo tour indoor meno. Bellissimi i disegni dell'ormai fidatissimo Davide Toffolo, i filmati di Cartoon Network e i documentari di National Geographic.

  6. I cyber occhiali in «Sabato»
    Non così futurista come nel tour estivo, ma anche qui Lorenzo spinge sul gas per portarci in una dimensione alterata, a cavallo tra lo spazio e l'immaginazione, «a bordo di un'astronave senza pilota, che punta verso galassie a cercare vita».

  7. «Penso Positivo» con l'omaggio a James Brown
    «Penso Positivo» diventa una sorta di lotta per la sopravvivenza, dove Lorenzo cade e si rialza, prima coperto e poi liberato da un lungo mantello, fino a ballare come un ossesso. Omaggio all'indimenticabile James Brown di «It’s A Man’s Man’s Man’s World».

  8. «L'estate addosso» con un giradischi che manda sprazzi di video del tour negli stadi
    «Il mare d’inverno è poetico, ma quello d’estate è meglio» ci rivela Lorenzo con sciarpa e cappello da una desolata spiaggia autunnale. Il pubblico si scatena, e le immagini video ci regalano i ricordi più belli di questa estate live.

  9. Saturnino che abbandona il basso per improvvisare una danza sexy
    Saturnino piace, si sa. Lui anche lo sa. E ci scherza sempre un sacco. Stavolta si è anche passato il dito sulle labbra. Ero a due passi da lui: giuro che mi ha guardata... forse.

  10. Il finale pazzesco con «Ti porto via con me»
    Tutto acceso, ci si guarda negli occhi. Il palazzetto salta così forte che si sente fino a sotto il palco. I cori (da stadio in un non stadio) continuano anche quando Lorenzo e la band escono. Pelle d'oca, davvero.