19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
'Ndrangheta

Dai processi all'omicidio Caccia, Saviano in una lettera: «Torino è la più grande città della Calabria»

Dal passato ai giorni nostri, per lo scrittore di «Gomorra» la città di Torino ha più di un legame con il Sud. Tante le analogie, ma anche tante le differenze che però si incrociano con la sua storia

NAPOLI - "Torino, la più grande città della Calabria». Così definisce il capoluogo piemontese Roberto Saviano, a cui dedica una lunga lettera per parlare di un legame tra realtà (la sua e e quella dei torinesi) che "giù", al Sud, sembra non esserci, ma che lui spiega essere molto legate. Due reltà diverse ma unite nello spirito, nella storia e nella leggenda. "Quando ero piccolo", scrive Saviano, "Torino era il posto più lontano che potessi immaginarmi. Per me era più lontano di Parigi, più lontano di Berlino, più lontano di New York». Due i motivi per cui a Napoli si pensava che la nostra città fosse chissà dove sperduta nel mondo: la prima era la Juventus, la squadra di calcio più odiata dai napoletani e che ciononostante conta più tifosi al Sud d'Italia che non a Torino. Un'accessa rivalità che in mezzo al tanto odio (calcistico) nasconde l'amore di altrettanti tifosi calorosi. Poi c'era la Fiat, azienda che portava via le persone per sempre, e il lavoro più in generale: "Quando nella propria terra non esiste lavoro si pensa a Torino, persino tra le nuove generazioni che sanno bene che oggi non se la passano bene nemmeno a Torino. Ero adolescente quando si partiva per andare a fare l’avvocato a Torino. Torino era più lontana di Milano, perché da Milano si poteva tornare, mentre da Torino no".

Torino territorio dell'ndrangheta
Ma c'è una cosa che accomuna Torino con il Sud di Roberto Saviano ancora di più, e non è la scelta del Politecnico fatta da tanti giovani ("Il Politecnico avrebbe dovuto aprire la sua succursale a Reggio Calabria") o le lettura de La Stampa ("La Stampa avrebbe dovuto essere il primo giornale di Calabria"). No, nulla di tutto questo. Quello che lega Torino con il Sud dello scrittore di "Gomorra" è l'ndrangheta. "Torino ha visto l’omicidio di un giudice, Caccia, che la ’ndrangheta commissiona e nel fare questo include Torino nel territorio di sua competenza, la sottintende parte della terra che obbedisce alle regole. Le mafie difficilmente ammazzano al di fuori delle proprie zone d’influenza militare", spiega Salviano, "perché i significati di quella morte sarebbero diversi, eppure a Torino, come a Duisburg, hanno colpito, perché nella sostanza quella terra è loro. Torino, la più grande città della Calabria. Chissà se i dati possono confermare che sia davvero la più grande città meridionale. Forse Milano oggi la batte? Londra la più grande città del sud Italia? Torino di certo è la più antica città neomeridionale".

"Questa è stata per me Torino e lo è nel nostro immaginario"
"Torino era il contrario delle cose che vivevo", racconta Saviano, "Se giù c’era il disordine, su regnava l’ordine; se al sud c’era disoccupazione, a nord c’erano garanzie di lavoro; se da noi per fare l’amore bisognava fidanzarsi, le torinesi invece potevano concedersi prima. Stereotipi, certo, ma questa è stata Torino per me e ancora lo è nel nostro immaginario». E poi conclude: "Torino, una città nella quale è difficile scovare torinesi nativi; una città che i meridionali hanno conquistato con il lavoro, l’hanno presidiata con i sogni di vita normale, l’hanno espansa con la realizzazione di una sicurezza civile, una casa, due figli, la casa per la figlia. Insomma questa è la mia Torino, la città più a Sud d’Italia".