29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
La situazione delle società partecipate

Rivoluzione Appendino, con il nuovo sindaco a rischio i vertici delle partecipate

Dal 30 giugno Chiara Appendino sarà ufficialmente nuovo sindaco di Torino. Le nomine degli amministratori delle tante partecipate della Città avverranno tramite tre criteri: partecipazione, meritocrazia e trasparenza

TORINO - La rivoluzione non è stata annunciata ufficialmente dal neo sindaco Chiara Appendino, ma dal 30 giugno, giorno in cui vestirà per la prima volta la fascia tricolore, cambieranno tante cose all’interno di Palazzo Civico e non solo. Infatti la Città di Torino partecipa nella gestione di diverse società, le cosiddette «partecipate», che vedono la nomina di dirigenti il cui stipendio spesso è molto alto. Il Movimento 5 Stelle aveva già detto che su quelle nomine ci avrebbe messo le mani. E ora a temere sono tutti i dirigenti e gli amministratori delegati di società come Gtt, Iren, Smat, Amiat e tante altre.

Oltre 400mila euro di emolumenti all’anno
Il Comune di Torino ai nominati delle società partecipate garantisce oltre 400 mila euro di stipendi lordi all’anno. Soldi pubblici che Appendino vuole che siano spesi secondo i criteri che ormai sono noti a tutti: partecipazione, meritocrazia e trasparenza. Difficile dunque che ci siano riconferme senza prima un’attenta valutazione e senza che si prendano in esame altre ipotesi e persone. Ma per ogni società partecipata c’è una scadenza di contratti e così, per citare quello che ha fatto più clamore nelle ultime ore, Francesco Profumo presidente della Compagnia di San Paolo, c’è chi come lui può stare tranquillo fino al 2020 (a meno che non decida di dimettersi). Per altri invece il «giorno del giudizio» arriverà molto prima.

Termovalorizzatore, rifiuti e infrastrutture di Gtt
I primi che dovranno fare i conti con il nuovo sindaco, o sindaca che dir si voglia, saranno gli amministratori delegati di Amiat e InfraTo. Per la precisione anzi sarà Trm, la società che gestisce il termovalorizzatore, a essere presa in esame da Appendino, ma qui il posto da numero uno è vacante dopo la scomparsa di Bruno Torresin a fine aprile. Dicevamo che invece i primi che potrebbero rientrare nella rivoluzione sono gli il presidente di Amiat e l’amministratore unico di InfraTo, rispettivamente Maurizio Magnabosco (83.500 euro lordi annui di stipendio) e Giancarlo Guiati (55.181).

La vera rivoluzione nella primavera 2017
I primi grossi cambiamenti potrebbero avvenire nella prossima primavera, quando il sindaco Appendino sarà già insediata da quasi un anno. Tre le società partecipate importanti su cui dovrà prendere decisioni, tra cui Gtt, il Gruppo che gestisce i trasporti pubblici a Torino. Presidente e amministratore delegato è Walter Ceresa (59 mila euro all’anno) che nelle ultime ore ha dichiarato che non si dimetterà prima di allora ma porterà avanti l’azienda come sempre fatto. La sua è una delle deleghe più delicate, soprattutto vedendo il programma della prima cittadina, la quale prevede linee a costo zero per i torinesi e altre a tariffe agevolate. Oltre a Gtt, Appendino si troverà sulla scrivania la finanziaria della Città di Torino, la FCT, amministrata attualmente da Susanna Fucini (24mila più rimborsi), Smat il cui a.d. è Paolo Romano (47.296 euro più 46.955 di premi per i risultati), e Caat, la Società Consortile Centro Agro-Alimentare Torino presieduta da Giuliano Manolino (56.700 euro più 129,60 a presenza).

Soris, Iren e Sagat dal 2018
Tra le altre società partecipate «importanti» ce ne sono alcune i cui contratti dei presidenti o degli amministratori non scadranno prima della primavera del 2018. E’ il caso di Soris, la società di riscossione della Città di Torino, presieduta da Vittorino Bombonato che ha un contratto fino alla primavera del 2018 da 47.520 euro lordi all’anno. Dodici mesi dopo sarà invece la volta di Iren, con Paolo Paverano, e Sagat, il cui presidente Giuseppe Donato percepisce uno degli stipendi più alti: 84.173 euro all’anno. Infine, come detto all’inizio, toccherà anche a Francesco Profumo, ma saremo già nel 2020.