18 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Il caso

Tumore al seno? Niente bambino in adozione: la sentenza del tribunale fa discutere

Una donna di 42 anni, dopo un lungo iter burocratico superato, si è vista negare dal tribunale dei minori di Torino il diritto di essere mamma

TORINO - Chi ha un cancro al seno non ha il diritto di avere un bambino. La sentenza arriva dal Tribunale dei minori di Torino e, senza dubbio, è destinata a suscitare polemiche e discussioni.

La sentenza del collegio dei giudici
Il caso riguarda una donna torinese di 42 anni, ritenuta incompatibile per accogliere un bambino nella propria famiglia. Il motivo? un carcinoma mammario scoperto a 29 anni e giunto ormai alla terza recidiva. L’ultima, scoperta qualche giorno fa, ha convinto il collegio dei giudici a bocciare la richiesta della coppia che voleva adottare un bambino, nonostante la donna e il marito avessero ampiamente superato tutto il lunghissimo iter necessario: colloqui, visite a casa dettagliate, ecc.

Per il tribunale non idonea, per l'Inps poco invalida
Una situazione dolorosa, forse persino di più di quel tumore che da ormai 13 lunghi anni tormenta la vita della donna torinese. Una malattia spietata, la cui comparsa (e la successiva chemioterapia) aveva provocato la perdita della fertilità e che oggi spezza ancora una volta il sogno della donna di diventare mamma. Nonostante le mille avversità, la donna non si lascia andare, non si abbatte e anzi, contrattacca: «Il tribunale dei minori dice che non può affidarci un bambino per la mia malattia, l’Inps non mi garantisce i permessi perché mi ritiene troppo poco invalida. Si mettessero d’accordo».

Un grido di dolore inascoltato
Un diritto rivendicato, una sentenza controversa e un paradosso sul lavoro. La lotta al tumore non è l’unica battaglia combattuta da questa impiegata torinese di 42 anni. Una donna che con tanto orgoglio e determinazione rivendica il diritto di essere una mamma adottiva: «Quante donne hanno malattie oncologiche eppure sono madri eccellenti?». La domanda, o meglio grido di dolore, per ora riecheggia nel vuoto.