26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Salone del Libro

Salone del Libro, rivolta dei torinesi contro Milano: scatta la petizione per dire «no al furto»

Sono già migliaia le firme dei tanti appassionati che non hanno digerito la scelta dell' Aie di abbandonare la Fondazione torinese e di creare un nuovo progetto a Milano. La voce dei torinesi riuscirà a smuovere qualcosa nei progetti degli editori?

TORINO - Alcuni lo hanno definito un vero e proprio «furto», altri una situazione mal gestita dalle autorità torinesi e piemontesi. Quel che è certo è che gli editori hanno bocciato il progetto sul Salone del Libro presentato da Torino e scelto di crearne un altro parallelo a Milano. La decisione, inevitabilmente, ha sollevato lo sdegno di migliaia di cittadini torinesi, affezionati a una fiera che aveva consacrato la città di Torino come «capitale italiana del libro». Molti si hanno riversato il proprio malessere sui social network, altri invece hanno preso in mano la situazione e lanciato una petizione per dire «no al furto» del Salone del Libro.

Come firmare la petizione
In poche ore l’iniziativa è stata sottoscritta da 6700 sostenitori circa. Un numero considerevole e in costante e vertiginoso aumento. La domanda, ora, sorge spontanea: la voce dei torinesi riuscirà a smuovere qualcosa nei progetti degli editori? E’ possibile. Ieri infatti la votazione ha sancito una vera e propria spaccatura all'interno di Aie: su 32 editori aventi diritto al voto, 17 hanno scelto di appoggiare la candidatura di Milano, 7 quella di Torino, mentre 8 hanno preferito astenersi. Convincere queste otto grandi case editrici a rimanere a Torino potrebbe certamente contribuire a realizzare un Salone del Libro prestigioso, all’altezza delle passate edizioni. Per firmare la petizione è necessario aprire questo link e firmarlo, CLICCANDO QUI.

La reazione delle istituzioni torinesi e piemontesi
Superato lo shock per la bocciatura dell’Aie, le istituzioni torinesi e piemontesi hanno espresso subito la loro volontà di organizzare comunque un Salone del Libro di livello. Chiara Appendino, sindaca di Torino, ha affidato a Twitter i propri pensieri: «Lavoreremo a un’edizione del Salone del Libro rinnovata con le competenze di ciascun partner. Torino sarà ancora la capitale del Libro». Le fa eco Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, che con la sindaca ha collaborato fino all’ultimo per presentare agli editori il progetto torinese: «Dopo agosto presentiamo un progetto che ci permetta di iniziare un altro ciclo trentennale del Salone del Libo di Torino». Se le buone intenzioni delle istituzioni lasciano ben sperare, lo stesso non si può di certo dire riguardo alle parole di Federico Motta, presidente dell'Aie: «Torino deciderà di fare quel che vuole. Noi iniziamo un nuovo progetto». Troppo pesanti gli screzi degli ultimi mesi, le inchieste giudiziarie e le tante ombre.

Quale futuro quindi per il Salone del Libro di Torino?
Lo scenario che si prospetta è il seguente: due saloni distinti, con la maggior parte degli editori a Milano. Torino rimarrebbe quindi con un Salone (la trentesima edizione si svolgerà come di consueto al Lingotto), ma con editori più piccoli e, probabilmente, meno stand. Convincere gli otto astenuti potrebbe esser fondamentale per far si che il prestigio della rassegna rimanga intaccato. Bisognerà, per forza di cose, pensare a un modello differente: potrebbe essere l’occasione per i tanti, piccoli editori italiani, di trovare il proprio spazio e di proporre idee innovative. La sconfitta, per quanto amara, diventi un’occasione di innovazione. Per il bene della cultura e di Torino.