26 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Cronaca

Botte e bastonate: la storia di Amina, donna che ha trovato il coraggio di denunciare

Per anni il marito le ha proibito di imparare l'italiano e di lavorare. Qualche settimana fa l'ultimo episodio: Amina viene presa a bastonate perché rientrata dalla moschea con le amiche, invece che con il figlio di 15 anni

TORINO - La storia di Amina, ragazza marocchina e madre di tre figli è una storia di coraggio. Il coraggio di una donna che è riuscita a denunciare le continue violenze del marito, per riprendere in mano la propria vita e porre fine, una volta per tutte, a una lunga e brutale odissea.

Le botte e i soprusi, l'odissea di Amina
Da anni infatti Amina viene picchiata dal marito: calci, pugni, colpi di bastone. Le corse in ospedale sono frequenti, così come le escoriazioni e i traumi. Qualche anno fa la donna decide di denunciare nonostante il marito, che da sempre le proibisce di lavorare e di imparare la lunga italiana, sia l’unica fonte di reddito per lei e i suoi figli. Amina viene accolta in una comunità, ma i figli sono ancora piccoli e patiscono l’allontanamento da casa. Il marito le racconta di essere cambiato e lei, sperando di poter ricomporre la famiglia, decide di perdonarlo e di ritirare la querela. Quando torna a casa però, come spesso accade, le cose peggiorano: il consorte la picchia di nuovo, la obbliga a ritirarsi dal corso di italiano al quale si era iscritta e a non lavorare. Amina rientra in un tunnel apparentemente senza fine.

Il coraggio di denunciare e riprendersi la propria vita
E’proprio quando le speranze sembrano svanire che la donna, in un pomeriggio di luglio, decide di riprendere in mano la propria vita. A scatenare la reazione, l’ennesimo episodio di violenza. Amina dorme con i suoi figli quando il marito la sveglia a colpi di bastone: «Come ti sei permessa di rientrare dalla moschea in compagnia delle tue amiche, dovevi essere accompagnata da tuo figlio» sono le parole dell’uomo. E giù di botte, sempre davanti ai bambini. Appena il consorte esce, Amina chiama la polizia. Gli agenti l’accompagnano al pronto soccorso, la rassicurano e la convincono a denunciare. Questa volta definitivamente, senza ritirare la querela. Poco dopo i poliziotti rintracciano il marito e lo arrestano.

L'importanza di sporgere denuncia
Amina e i suoi tre figli attualmente sono seguiti dall’associazione Rete DAPHNE, che dal 2008 ha accolto e sostenuto 1450 persone, vittime di violenza. La sua è una storia di coraggio, il coraggio di denunciare. La Polizia di Stato  ogni anno investe molto nella formazione di personale, soprattutto femminile, dedicato a ricevere le segnalazioni di violenza di genere. La storia di Amina speriamo serva a incoraggiare le donne che subiscono maltrattamenti ad aver fiducia nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni, che saranno a loro fianco anche nel percorso successivo alla denuncia.