28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Quartiere Crocetta

La tragedia in via Vespucci: il ricordo di Luca e il suo gesto rimasto senza un «perché»

Luca non era vittima di bullismo, lo sottolineano i compagni di classe che lo conoscevano bene. Ora è difficile capire cosa lo turbasse a tal punto da decidere di farla finita

TORINO - Non si è ancora trovata una spiegazione dell’estremo gesto compiuto da un ragazzino di appena 18 anni. Nella mattinata di ieri Luca Gallo si è tolto la vita lanciandosi dalla finestra del pianerottolo del quinto piano quando i genitori e la sorella credevano che stesse andando a scuola: lui, dopo aver chiuso la porta di casa, invece che scendere le scale, le ha salite di un piano, si è tolto lo zaino e le scarpe e si è buttato giù. I compagni di classe di 5° C e gli amici lo hanno atteso invano davanti a scuola, l’istituto tecnico Casale di via Rovigo, e quando è suonata la campanella sono entrati in classe credendo che all’ultimo gli fosse venuto il raffreddore o la febbre, mai avrebbero pensato a quanto in realtà avvenuto.

«Bullismo? Impossibile ed era anche bravo a scuola»
Luca non era vittima di bullismo, lo sottolineano i compagni di classe che lo conoscevano bene. Inevitabile associare la tragedia con il ritorno a scuola, ma anche qui pare non esserci una spiegazione visto che il diciottenne non aveva problemi con lo studio. I punti interrogativi restano ancora moltissimi e non essendo stati trovati messaggi né lettere è difficile capire cosa lo turbasse a tal punto da decidere di farla finita. Luca amava lo sport, in particolare il calcio e il nuoto, il suo gruppo preferito erano gli Imagine Dragons e il suo personaggio preferito era Steve Irwin, un personaggio televisivo documentarista e divulgatore scientifico, ucciso dalla puntura letale di una razzaza spinosa durante le riprese di un documentario sulla fauna in Australia.

Le indagini dei carabinieri
L’arrivo della Croce Rossa, costretta ad accedere al cortile sfondando una porta, non è servita a salvare il giovane. I soccorritori lo hanno trovato a terra in posizione fetale ormai privo di vita. Sul posto, in via Vespucci, sono arrivati anche i carabinieri che hanno provato subito a cercare un «perché» nel computer e nel cellulare di Luca, ma senza risultati. Nessun indizio neanche dalla chiacchierata con i genitori - la mamma è una professoressa e il papà un impiegato - e con chi fino a poche decine di minuti prima della tragedia aveva messaggiato sul cellulare con il diciottenne. Sull’episodio ha aperto un fascicolo anche la Procura di Torino, senza indagati né ipotesi di reato. «E’ un atto dovuto», spiegano.