19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Salone del Gusto

Salone del Gusto, record di visitatori. Ma qualcuno polemizza: «Perché gli stand chiusi a cena?»

Stand affollati, alberghi pieni e quasi 500.000 visitatori in giro per la città: sono questi i risultati della prima edizione del Salone del Gusto all'aria aperta. E sugli stand chiusi alle 19 al Valentino c'è una spiegazione

TORINO - Il primo Salone del Gusto «all’aria aperta» è stato un successone. A dirlo non siamo noi, ma i numeri di una manifestazione capace di far scendere nelle strade di Torino quasi 500.000 persone tra cittadini e turisti. Sole, temperature elevate e un’organizzazione quasi impeccabile: dal Parco del Valentino alle vie del centro, passando per i Murazzi, gli stand di Terra Madre sono stati presi d’assalto. In tanti hanno apprezzato l’energia positiva respirabile in città e la possibilità di muoversi liberamente all’aria aperta, camminando tra bancarelle e monumenti storici. Eppure, qualcuno ha polemizzato lo stesso. La critica rivolta agli organizzatori riguarda l’orario di chiusura: «Perché gli stand al Valentino chiudono alle 19?». E ancora: «Com’è possibile che il Salone del Gusto non garantisca proprio la cena?».

Stand chiusi alle 19 al Valentino, ecco perchè
Il motivo principale, come specificato dal presidente di Slow Food Carlo Petrini, è presto detto: la sicurezza. Il Valentino, luogo perfetto per ospitare una manifestazione diurna, non dispone di un’adeguata illuminazione. «Dopo il tramonto alcuni frequentatori avrebbero potuto creare problemi a espositori e visitatori» ha spiegato Petrini ai microfoni de La Repubblica. Pare infatti che siano stati gli stessi espositori a chiedere all’organizzazione la chiusura anticipata, appena poco prima dell’orario di cena. Va precisato infatti che nelle vie e nelle piazze del centro cittadino gli stand sono rimasti aperti sino a mezzanotte. Oggi il Salone del Gusto chiuderà i battenti. Le code agli stand, i mezzi pubblici affollati, gli alberghi pieni grazie ai tanti turisti, workshop e incontri: ai torinesi rimarrà il ricordo di un’edizione sicuramente migliorabile, ma comunque «rivoluzionaria» e positiva.