27 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Dalla Regione Piemonte

Il progetto di corso Grosseto tiene ancora banco: «Via il cavalcavia, si costruisce una rotonda»

Il tunnel da 175 milioni di euro è stato nuovamente oggetto di una Commissione regionale in cui è stato illustrato approfonditamente con diversi dati che ne hanno dato un quadro più completo

TORINO - Non c’è pace per corso Grosseto. Il tunnel da 175 milioni di euro, il cui progetto rischia di finire in un cassetto per volere dell’amministrazione della neo sindaca Chiara Appendino, è stato nuovamente oggetto di una Commissione regionale in cui è stato illustrato approfonditamente con diversi dati che ne hanno dato un quadro più completo. Per esempio sono emersi alcuni elementi che danno un’immagine chiara di come dovrebbe essere il futuro corso Grosseto: intanto, e questa era una delle poche cose certe, è prevista la demolizione del cavalcavia, la costruzione di una fermata ferroviaria («Rebaudengo»), la creazione di una galleria in cui far passare i treni e un nuovo sottopasso per le autovetture che colleghi corso Potenza con corso Grosseto. Ma le novità non sono finite qui perché nel progetto si parla anche di una rotonda semaforizzata che regola il traffico lungo le arterie principali, sono previste due piste ciclabili monodirezionali e una fermata ferroviaria in corso Grosseto sulla linea per l’aeroporto. Il tutto sarebbe fattibile con tre anni di cantieri.

«Tunnel di corso Grosseto necessario»
A pensarla così non c’è solo la maggioranza in Regione, ma la Giunta e i consiglieri del Pd sono quelli che lo hanno ribadito più volte. «Il tunnel di corso Grosseto è indispensabile per la viabilità e il trasporto pubblico di Torino», dice Davide Gariglio, «il Comune esca dall’ambiguità e ci dica cosa intende fare, anche perché il costo di una interruzione è enorme». Su quanto costerebbe stoppare il progetto ci torneremo dopo perché prima che sui costi l’attenzione è stata posta sui flussi di traffico. Se per alcuni portare a compimento l’opera è fondamentale per la vita cittadina rendendo più scorrevole il traffico, per il Movimento 5 Stelle invece i dati inseriti nel bando di gara sarebbero completamente sballati e quindi il progetto sarebbe difforme dalle reali esigenze.

Il tasto dolente: le penali
La cifra da pagare in caso di stop al progetto è di vitale importanza: se fosse troppo elevata si potrebbe continuare con l’opera a prescindere dalle diverse prese di posizione. La società appaltante che segue il progetto dal 2012 (Src) ha calcolato in 8 milioni di euro le penali. «Ma», e qui sono intervenuti ancora una volta i Cinque Stelle, «nessuno però ha tenuto conto che nel contratto c’è scritto che prima dell’approvazione del progetto esecutivo le penali vanno applicate solo ai costi di progettazione, quindi ammonterebbero a non oltre un milione di euro». E non sarebbe finita qui la querelle dei soldi. «Guardando il cronoprogramma di Scr scopriamo che già metà del finanziamento ministeriale risulta perso per colpa delle lungaggini regionali, salvo proroga ministeriale. Infatti l’utilizzo di tali fondi è vincolato alla realizzazione dell’opera entro il 2018, ma per quella data si potrebbe realizzarne appena la metà».