18 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Evasioni

Condannato all’ergastolo evade dopo un permesso premio, arrestato in ospedale

Torna in carcere Pietro Ballarin, autore nel 1993 dell’omicidio di una 15enne. Era ricoverato al San Giuseppe di Milano

TORINO - Torna alla ribalta delle cronache Pietro Ballarin, il feroce assassino di origini nomadi condannato all’ergastolo per l’omicidio, nel 1993, della quindicenne Manuela Petilli. Ballarin, che stava scontando la pena nel carcere delle Vallette, è stato nuovamente arrestato a Milano dopo essere evaso sfruttando un permesso premio.

L’arresto a Milano
Alcuni giorni fa, il 50enne detenuto aveva ricevuto dall’Ufficio di Sorveglianza il permesso - della durata di un’ora e mezza - per recarsi a San Francesco al Campo, dove si svolgeva la messa in suffragio della sorella. Dopodiché, a funzione conclusa, egli sarebbe dovuto immediatamente rientrare in carcere. Invece le cose sono andate diversamente. Ballarin si era infatti reso irreperibile e gli agenti della Squadra Mobile, dopo una lunga «caccia all’uomo», l’avevano rintracciato nel capoluogo lombardo presso l’ospedale San Giuseppe, dove risultava ricoverato da qualche giorno.  

Il curriculum dell’omicida
Alla figura di Ballarin è legato uno dei più efferati delitti della storia recente: quello di Manuela Petilli, uccisa a Ivrea a soli 15 anni. Per tale reato Ballarin è stato condannato al carcere a vita con le accuse di omicidio doloso, soppressione di cadavere e ratto a fini di libidine. Non solo. Otto anni prima, nel 1985, insieme al fratello aveva dapprima legato a un albero e poi picchiato con pietre e bastoni due bambini rom di soli dieci anni, provocandoli anche lesioni a viso e gola per mezzo di un coltello. Non contento, aveva anche violentato la bambina, finendo poi in manette per tentato omicidio.