28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Auto quasi dentro l'edicola

Auto quasi dentro l’edicola, ennesimo incidente dove perse la vita Morris Divorziati

Tredici mesi fa il 28enne perse la vita all’incrocio tra via XX Settembre e via Arcivescovado. Quest’oggi un altro tamponamento ha rischiato di finire in tragedia

TORINO - E’ passato un anno e un mese dall’incidente di via XX Settembre, angolo via Arcivescovado, in cui perse la vita Morris Divorziati, un ragazzo di 28 anni che morì schiacciato da un taxi dopo che quest’ultimo venne tamponato da una Fiat 500 guidata da una ragazza di 19 anni neopatentata. Una tragica fatalità causata in primis dalla forte velocità dell’auto guidata dalla giovane che, probabilmente, non rispettò il cartello di «stop». In seguito a quell’incidente il Comune di Torino intervenne sull’incrocio - facendo un attraversamento pedonale rialzato - perché giudicato molto pericoloso nonostante i segnali stradali fossero chiari ed evidenti. A tredici mesi dal dramma di Morris Divorziati si è rischiata la ripetizione di quella notte. Nel primo pomeriggio di oggi, intorno alle ore 13, si è verificato un altro tamponamento. Coinvolto, ancora una volta, un taxi e un’Audi station wagon che per poco non finiva la sua corsa contro il chiosco dell’edicola.

Nessun ferito, solo danni materiali
Questa volta è andata bene perché non ci sono stati feriti, ma il rischio in quella zona di Torino, sempre trafficata visti i tanti uffici e le sedi di banche e Inps, è stato davvero molto alto. Le due auto incidentate hanno subito danni materiali - il taxi ad esempio ha la parte davanti tutta ammaccata - ma sono state rimosse poco dopo dalla carreggiata così da permettere il normale flusso del traffico.

«Incrocio pericoloso, serve un semaforo»
E’ bastato il tamponamento di questo pomeriggio perché l’incrocio tra via XX Settembre e via Arcivescovado tornasse a far parlare di sé. «Non è bastato lo stop e le strisce pedonali rialzate a evitare l’ennesimo incidente», hanno detto alcuni lavoratori di un ufficio ubicato di fronte alla sede dell’Inps, «c’è bisogno di un semaforo perché lì le macchine corrono».