25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Ex Moi

Ex Moi, la promessa dell’arcivescovo Nosiglia: «Abitazioni della Curia ai profughi»

L’arcivescovo ha spiegato come la Diocesi parteciperà alla fase relativa al post sgombero delle palazzine, mettendo a disposizione alcune strutture oggi non utilizzate. Poi la riflessione: «Troppi poveri, il 2017 sia l’anno della svolta»

TORINO - Anche la chiesa vuole fare la sua parte per risolvere la complicata situazione in cui versano le palazzine dell’ex Moi. A poche settimane dall’inizio delle operazioni di sgombero, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha annunciato la volontà della Curia di aprire le sue sedi ai profughi, aiutando il Comune e la Compagnia di San Paolo nella fase più delicata, quella post sgombero.

Ex Moi, la Curia scende in campo e mette a disposizione le strutture
Ribadendo il ruolo della Chiesa come sostegno sociale per le persone in difficoltà, Nosiglia ha spiegato: «Faremo un monitoraggio con Comune e Compagnia di San Paolo per costruire una mappa di strutture vuote tra caserme ed edifici religiosi. L’obiettivo è dare risposte a chi non ha una casa. Ci stiamo adoperando perché l’ex Moi non diventi solo un’operazione di sgombero: è una questione di dignità e rispetto delle persone». Sarà quindi la Curia stessa, insieme alle altre parti in causa, a mettere a disposizione i propri edifici. Una sorta di politica del welfare, volta a migliorare una situazione sociale altamente instabile. Attualmente sono già un migliaio i rifugiati ospitati nelle strutture della Diocesi (parrocchie, seminari, case, congregazioni).

Nosiglia: «Torino deve fare di più, fiducioso per il 2017»
Nosiglia ha spiegato come Torino, pur avendo a disposizione un’eccellente rete d’assistenza, ha il dovere di fare di più per le persone povere. Un discorso che, ovviamente, riguarda anche i tanti italiani che ogni giorno si recano alla Caritas o in uno dei 150 centri d’ascolto presenti in città. Particolare attenzione poi è richiesta nelle periferie, secondo l’arcivescovo ancora «dimenticate» dalla politica. Intanto fisicamente sarà proprio Nosiglia a recarsi in visita all’ex Moi e al campo nomadi di via Germagnano durante il periodo di festa. Nonostante i problemi e alcune situazioni difficili, l’arcivescovo non perde la speranza: «Il 2017 sarà l’anno della svolta, mi pare che ci sia la volontà di fare qualcosa. Stiamo lavorando insieme».