26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Storie di Torino

La prima birra in Italia fu stappata a Torino nel quartiere San Donato

Ecco qualche piccola curiosità sulla relazione tra Torino e questa famosa bevanda alcolica, il cui consumo stimato è di oltre 180 miliardi di litri annui per un giro di affari di circa 400 miliardi di dollari

TORINO - Bionda, rossa o scura, non importa il colore ma il gusto. Ovviamente non stiamo parlando di ragazze bensì di un argomento altrettanto caro alla popolazione maschile, la birra! Databile intorno al settimo millennio a.C., è una delle bevande più antiche prodotte dall'uomo. Ora vi starete chiedendo: «Va bene, ma cosa centra la birra con Torino?» Molto, basti pensare che è proprio il capoluogo piemontese la prima città italiana ad aver prodotto questa famosissima bevanda.

La prima birra italiana a San Donato
Da sempre una delle più diffuse e apprezzate bevande alcoliche del mondo, la birra approda in Italia soltanto nel 1845 grazie alla torinesissima «Bosio & Caratsch». L’azienda, fondata da Giacomo Bosio, il cui motto era «Bona Cervisia laetificat cor hominum» (ossia «la buona birra allieta il cuore degli uomini») fu il primo birrificio italiano. Originariamente collocata in via della Consolata, la fabbrica si spostò nel 1870 in corso Principe Oddone 81 e successivamente nell’ampio complesso tra via Principessa Clotilde e via Bonzanigo, dove ancora oggi sono visibili la ciminiera progettata dall’architetto Pietro Fenoglio e alcuni fabbricati.

L’ubicazione dell’impresa nel borgo San Donato permise alla «Bosio & Caratsch» di sfruttare al meglio il canale idrico di Torino utilizzando le acque, un tempo rinomate per la loro purezza, che fluivano sin dalla Pellerina. L’acqua, le cui caratteristiche naturali garantivano una materia prima di altissima qualità, fornivano anche all’impresa un’ottima fonte di energia a basso costo. Il complesso industriale comprendeva reparti per la produzione, cantine, ghiacciaia, sala degustazione, un salone affrescato con opere in stile medievale raffiguranti birra e persino un vasto giardino. Ogni anno all’interno dello stabilimento si teneva una grande festa della birra sulla falsa riga dell’Oktoberfest bavarese, indetto per la prima volta nel 1810 per volontà di Luigi di Baviera.

Nel 1898, a coronamento del duro lavoro di Giacomo Bosio prima e poi di suo figlio Edoardo e suo nipote Simeone Caratsch, la birreria «Bosio & Caratsch» ottiene la medaglia d’oro all’Esposizione dell’Industria Italiana di Torino. In quell’anno l’azienda, che si estende su una superficie di 8.000 metri quadrati, impiega circa 30 operai, produce annualmente 7.000 ettolitri di birra e possiede depositi nelle principali città italiane. La fine dell’azienda arriva nel 1969 a 32 anni dal passaggio di proprietà alla «Birra Padavena». Oggi l’ex birrificio ospita aste giudiziarie.

L’arrivo della birra bionda con la «Metzger»
Ma la storia della birra torinese non finisce qui, infatti a pochi chilometri di distanza dalla «Bosio & Caratsch» un’altra industria di produzione della birra vedeva la luce. Correva l’anno 1862 quando in via San Donato 68 angolo via Bogetto la «Metzger» lanciava la sua nuova bevanda con una pubblicità che recitava «Liquido amaro, dissennatissimo e nutrichevole dal sapore speciale». Al fondatore di quest’azienda, Carlo Metzger, e a suo figlio, Francesco Giuseppe, va il merito di aver introdotto in Italia la birra «Pilsen», quelle che oggi chiamiamo comunemente bionda. L’industria ebbe una vita florida fino alla cessione del marchio alla «Dreher» con la conseguente chiusura della fabbrica torinese avvenuta nel 1975.