29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Polizia scientifica

Che fine fanno le salme senza nome a Torino? Ecco come lavorano i poliziotti della scientifica

Laboratori di genetica, disegnatori d'identikit, intuito e capacità d'osservazione: chi sono gli uomini della polizia scientifica e che lavoro svolgono a Torino

TORINO - Cosa succede quando viene rinvenuto un cadavere non identificato? Non tutti lo sanno ma una volta esaurite le indagini, dopo un po' di tempo la salma viene seppellita dopo un breve rito funebre. Non vi sono persone presenti. I parenti non sapranno mai se il loro caro è vivo o defunto. "Salma non identificata si legge sulla lapide".Ecco, è in questo punto che le storie dei cadaveri senza nome e degli agenti della polizia scientifica si intrecciano.

La storia del cadavere senza nome
La prima storia che vi raccontiamo è quella di un ragazzo senza nome, affiorato dalle acque del fiume Po il 2 giugno del 2002, a Torino. La morte è dovuta in seguito ad asfissia da annegamento e lo stato del cadavere è pessimo. Nessuno allora è in grado di ricavarne le impronte, perché il corpo è già in decomposizione. La salma non viene reclamata da nessuno e il giovane viene tumulato presso il cimitero Parco di via Bertani come "salma ignota".

Chi sono gli uomini della polizia scientifica? Cosa fanno?
La seconda è quella dei poliziotti in servizio alla scientifica: la squadra che si occupa di analisi del crimine violento. Uno di loro è uno dei più esperti disegnatori di identikit in Italia, poi ci sono i cold case e cioè i cadaveri senza nome che per questi ragazzi sono senza dubbio la sfida più grande. Un lavoro reso più avvincente dalla nascita del Ri.Sc nel 2010, un sistema informativo che mette a disposizione della polizia i dati che riguardano cadaveri non identificati. Una banca dati preziosissima.

La storia di Andrea Villani
E' qui che le due storie si intrecciano: i poliziotti decidono di riprendere i fascicoli delle salme ignote e iniziano una proficua collaborazione con i cimiteri torinesi. L'obiettivo? "Riconsegnare" ai parenti e amici il proprio caro scomparso. Nel 2015, dopo 13 anni viene aperto nuovamente il fascicolo dell'uomo annegato sulle rive del Po: vengono controllati immagini e foto dell'esame autoptico. Spunta un tatuaggio, un lupo che ulula alla luna sul braccio sinistro dell'uomo. Dopo lunghe indagini, ecco la chiave: nel luglio del 2002 i parenti di Andrea Villani, uomo del '62 di origini ferraresi scomparso da qualche settimana, in sede di denuncia citano quel tatuaggio. A quel punto entra in gioco il personal del laboratorio di genetica forsense, il quale dopo diversi confronti e prelievi riescono a ottenere da un dente molare un buon profilo genetico. Una volta rintracciato il famigliare e sottoposto a un prelievo biologico, il gioco è fatto: l'uomo ha finalmente un nome e la famiglia ha chiuso definitivamente un capitolo che pur rimanendo tragico sarebbe stato ancor più doloroso senza la parola fine. Quella è arrivata grazie agli uomini della polizia scientifica.