26 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Sanitą

Dopo i due casi di Cirič e Casale caccia al vaccino per la meningite: “Ma non ce n’č bisogno”

Almeno 150 le telefonate al giorno ricevute da parte del Servizio di Prevenzione dell’asp da parte di chi chiede informazioni e rassicurazioni e di chi vorrebbe essere vaccinato e far vaccinare i propri figli. Un caso di psicosi per la Regione, non un reale bisogno

TORINO - L’emergenza nei pronto soccorso torinesi non conosce sosta e anzi, dopo il semi collasso avuto nel nuovo anno per via dell’influenza, si è aggiunta nelle ultime ore la paura per la meningite. A spaventare migliaia di cittadini non sono stati tanto i decessi avvenuti in Toscana e nel Lazio, ma i due casi di Casale Monferrato e di Ciriè dove una donna di 60 anni e un ottantenne sono stati ricoverati e le loro condizioni, causate da meningite da pneumococco batterica non contagiosa, sono in netto miglioramento. Poco importa quest’ultimo dettaglio, il Servizio di Prevenzione dell’Asl è preso d’assalto con le telefonate, una media di 150 al giorno da parte di chi chiede informazioni ed è in cerca di rassicurazioni e di chi, la maggior parte, vorrebbe vaccinarsi e vaccinare i propri figli.

I vaccini? Non ce n’è bisogno
L’improvviso aumento della richiesta di vaccini non è giustificato. Non ci sarebbe il reale bisogno secondo la Regione, ma si tratta di psicosi e di paura che la meningite possa sopraggiungere. Le vaccinazioni si fanno quando il rapporto tra costi e benefici sono a favore dell’intervento preventivo o quando ci siano casi evidenti e rischi di epidemie, in caso contrario si evita. E in Piemonte, fortunatamente, non ce ne sarebbe bisogno.