28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Aggressione

Coltello alla gola per rapinare il tassista, in via Pinelli si è rischiata la tragedia

L’intervento di un passante ha evitato il peggio. L’aggressore, una donna sulla trentina d’anni, è fuggita e rintracciarla non sarà facile

TORINO - Un episodio può essere un caso isolato, un secondo nel giro di poche ore inizia a preoccupare tutti i tassisti.
Dopo l’aggressione avvenuta nella notte tra lunedì e martedì, nella mattinata di ieri un altro tassista è stato minacciato con un coltello puntato vicino alla gola a scopo di rapina. Dopo una colluttazione interna al veicolo, l’autista è riuscito a evitare il peggio grazie all’aiuto di un passante che è intervenuto in suo soccorso, ma la fuga dell’aggressore e la possibilità che sia la stessa persona di qualche giorno fa non lascia indifferente la categoria.

Coltello sulla guancia in via Pinelli
Il tassista aveva caricato una passeggera, una donna sulla trentina d’anni alta circa 1,65 metri e piuttosto in carne, nel pressi dell’ospedale Maria Vittoria. «Capelli scuri, italiana, nessuna inflessione dialettale particolare, buona parlata, indossava una giacca corta felpata di color arancione maleodorante tipico di chi cura poco l'igiene», racconta Federico Rolando, collega della vittima e consigliere nazionale Federtaxi. La donna si è fatta portare fino in via Pinelli, poi, mentre il taxi era ancora in marcia, ha estratto un coltello a serramanico tipo «Opinel» puntandolo alla guancia del tassista. «Il collega», dice ancora Rolando, «ha reagito spaventato rischiando di andare a sbattere, ma per fortuna il motore si è imballato facendo arrestare il mezzo». Tra il tassista e la passeggera è nata una colluttazione con il primo che ha rischiato di avere la peggio visto che la donna continuava e maneggiare il coltello. A salvarlo è stato un passante il cui intervento è servito per far scappare l’aggressore.

Telecamere a bordo taxi
L’identità della donna è sconosciuta e risalire a lei non sarà facile. Il tassista se l’è cavata con una prognosi di sette giorni, ma sarebbe potuta finire diversamente. «Se avessimo avuto le telecamere interne di sicurezza che chiediamo da anni al Comune», tuona Rolando, «molto probabilmente la delinquente sarebbe già dietro le sbarre o almeno le forze dell’ordine saprebbero chi cercare e noi avremmo la foto del suo volto su tutti i taxi. Se invece aspettiamo che accada qualcosa di più grave prima di intervenire, dopo non servirà a nulla dire che lo avevamo previsto».