25 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Tribunale

Tenta di truffare un'anziana fingendosi la postina, per sfuggire all'accusa ricorre alla chirurgia estetica

Accusata in primo grado a sei mesi per tentata truffa, si presenta in tribunale dopo aver subito interventi di chirurgia estetica per invalidare il riconoscimento. I giudici confermano la sentenza

TORINO - Nel Marzo del 2012 Valentina C, una quarantenne di origine sinti, aveva cercato di ingannare un'anziana novantenne spacciandosi per la sostituta della postina. La giovane si era introdotta in casa con il pretesto di sostituire 250 euro dalla busta della pensione della signora, adducendo come pretesto che le banconote consegnatele dalla Posta sarebbero state da lì a poco inutilizzabili poichè non più valide. La signora tuttavia non è caduta nel tranello e ha cacciato la truffatrice dicendole di non avere contanti in casa e che stava aspettando l'arrivo della figlia.

Il processo
In seguito alla denuncia l'anziana signora protagonista della truffa ha identificato la nomade su base fotografica. In secondo grado l'avvocato della difesa William Vuarino ha cercato di far invalidare il riconoscimento appellandosi al fatto che, avendo la sua cliente subito interventi di chirurgia plastica nel 2010 sarebbe stato impossibile per l'anziana riconoscerla dalla foto proposta. Stando a quanto rilevato, l'accusa della Procura ha ipotizzato che la giovane si sia sottoposta a quegli interventi di chirurgia plastica proprio per sfuggire al riconoscimento. Tuttavia gli interventi estetici in questione sarebbero avvenuti a due anni di distanza dall'episodio di truffa, e  perciò non ci sarebbe alcuna connessione con i fatti. Rimane interessante il fatto che la validità del riconoscimento sia stata messa in discussione solo durante il secondo grado di appello. In primo grado infatti Valentina C. era stata assistita da un avvocato di ufficio e, agli arresti  domiciliari, non aveva presenziato al processo, subendo così una condanna in contumacia.

La sentenza
La Corte d'appello ha ritenuto di mantenere la validità del riconoscimento, dal momento che, nonostante l'età avanzata, la vittima ha avuto tempo di memorizzare il volto della "postina" durante il periodo in cui questa si è fermata a casa sua per la tentata truffa. Di più, i giudici hanno dichiarato che essersi presentata in secondo grado con il volto mutato dagli interventi chirurgici e non in primo grado, sembra tutt'altro che casuale. La Corte conferma dunque la sentenza di sei  mesi per tentata truffa.