28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Storie di Torino

Editto del 1328: divieto di transito per i maiali in via Garibaldi

Nel 1328 fu emanato un editto che proibiva di lasciare i maiali vagare liberi per via Garibaldi. Unica eccezione alla regola furono i maialini di proprietà dei monaci di sant'Antonio.

TORINO -  Via Garibaldi è sempre affollata di persone di ogni genere. Tra negozi, piccoli caffè e cantanti di strada si può incontrare davvero ogni sorta di umanità. Certo, non ci si aspetta di imbattersi in maiali a passeggio, e perchè si dovrebbe d'altronde? L'ipotesi di incontrare un maialino a spasso per via Garibaldi oggi ci fa sorridere ma in realtà non appariva così surreale nel XIV secolo. Infatti il problema dei maiali lasciati liberi per il centro città era tanto grave da portare all'emanazione di un editto che imponeva il sequestro dell'animale qualora questo fosse stato trovato libero e incustodito.

Fatta la regola ecco l'eccezione
Non tutti i maiali però subirono le conseguenze dell'editto. Tra i privilegiati vi furono i maialini di proprietà dei monaci Ospitalieri di Sant'Antonio.  La comunità di ecclesiasti arrivò a Torino nel 1271 e si stabilì in un'antica chiesa posta dove ora si trova la chiesa di San Dalmazzo in via Garibaldi, all'angolo con via delle Orfane. I monaci erano esperti nella cura del fastidiosissimo fuoco di sant'Antonio, per la cura del quale si servivano del grasso di maiale per preparare antidoti e unguenti. I maiali gli erano indispensabili. Per questa ragione, quando nel 1531, si impose nuovamente la confisca di tutti i maiali trovati a circolare in libertà per Dora Grossa (ora via Garibaldi) apparve una piccola postilla a tutela dei maiali dei monaci di Sant'Antonio e dell'ospedale. A questi fortunati maialini veniva riconosciuto il merito di contribuire, fornendo la sugna, alla cura del morbo di Sant'Antonio e  perciò veniva loro permesso di vagare liberi tra le bellissime vie del centro città.