27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Dalla Regione Piemonte

L’odissea del Museo di Scienze Naturali sta per finire, dopo l’incendio del 2013 si riapre

Chiuso dall’agosto del 2013 per lo scoppio di una bombola di gas dell’impianto antincendio, quello che da sempre è uno dei musei preferiti dai bambini, è vicino alla fine dei lavori di messa in sicurezza

TORINO - Era uno dei musei più amati dai bambini e dai ragazzi, ma dal 2013, esattamente dal 3 agosto, nessuno lo ha più potuto visitare. Quella notte il Museo di Scienze Naturali di via Giolitti fu teatro dell’esplosione di una bombola di gas dell’impianto antincendio. Lo scoppio e le fiamme, nate nel piano seminterrato, causarono il danneggiamento di due piani dell’edificio, interessando anche alcuni locali sotterranei e il Cortile della Farmacia. A distanza di quasi quattro anni si parla finalmente di una riapertura al pubblico, un atteso nuovo taglio del nastro che per diversi motivi è slittato più volte.

Si riapre nell’agosto del 2017
C’è stato l’ennesimo sopralluogo della Regione Piemonte. Da qui è emerso un cronoprogramma con tre tappe per arrivare alla riapertura quasi completa del Museo di Scienze Naturali. Si inizia il prossimo agosto con la riattivazione degli uffici e la parte del polo culturale su via Giolitti. Qualche mese più tardi, a febbraio 2018, rivedrà la luce l’ala che invece si affaccia su via Accademia Albertina. Infine, almeno per il momento, alla fine del prossimo anno, riaprirà anche il piano interrato. Interrogativi invece per quanto riguarda l’ultimo piano su cui non si è ancora deciso nulla per indisponibilità di denaro: per fare due calcoli i lavori già programmati avranno un costo totale di 4 milioni di euro e la Regione ne ha a disposizione poco meno di 5 milioni di euro. L’ultimo piano ne costerebbe altrettanti.

I problemi della riapertura
C’è voluto tanto per arrivare alla riapertura non a caso. Dopo l’incendio del 2013 sono stati necessari molti adeguamenti per mettere in sicurezza il Museo di Scienze Naturali, senza contare il fatto che la struttura appartiene all’epoca barocca e quindi ha diversi vincoli. Tutti interventi fatti poco a poco per la scarsità di risorse pubbliche a disposizione. E non a caso si starebbe pensando di creare una sorta di fondazione in cui possano partecipare più soggetti, tra cui la Regione Piemonte, l’Università di Torino e la Compagnia di Sanpaolo, per far sì che non si debba più contare economicamente solo sulla bigliettazione.