29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Cesare Lombroso

Colpo di scena nel processo del «brigante Villella»: il teschio del criminale resta a Torino  

Cinque anni fa i giudici avevano dato ragione al Comune di Motta Santa Lucia, ma oggi la situazione appare capovolta: il teschio studiato da Cesare Lombroso per teorizzare i tratti criminali innati nell'uomo resta a Torino 

TORINO - Il teschio di Giuseppe Villella resta a Torino, questa la sentenza della corte d'appello di Catanzaro. Non rimane che una domanda: chi è, o meglio, chi era Giuseppe Villella? E perchè i resti del suo cranio vengono oggi contesi tra Torino e il Comune calabro di Motta Santa Lucia? La questione è arrivata in aula cinque anni fa e, dopo non pochi colpi di scena, il processo sembra oggi essere giunto a una conclusione.

A chi spetta il cranio di Villella?
I resti del povero Villella, che Lombroso aveva studiato per sviluppare la teoria dell'atavismo o del "delinquente nato", sono stati negli ultimi anni oggetto di accesa disputa: da un lato c'è l'Università di Torino, che ne rivendica il possesso per ragioni di studio in quanto "bene culturale" e dall'altro la città natale del defunto, che ne domanda la restituzione per poter procedere con la sepoltura. Il tutto è condito delle critiche del comitato "No Lombroso", i quali ritengono che l'esposizione del cranio nel museo torinese sia, tra le altre cose, dannosa per l'immagine del Sud.

L'ultima parola a Torino
Che la scienza proceda per errori è un assunto vecchio come il mondo e nulla di più vero può essere detto per quanto riguarda gli assunti del padre della criminologia, Cesare Lombroso. Lo studioso era infatti convinto di aver individuato un tratto strutturale certo della predisposizione alla criminalità: la fossetta occipitale mediana. Questa, come altre teorie di Lombroso, fu smentita negli anni successivi alla morte del teorico ma gli esperti dell'Università di Torino non hanno dubbi sull'importanza del reperto. Pare infatti ormai certo che Giuseppe Villella non fosse un pericoloso criminale ma un semplice pastore, che morì in carcere a Pavia con l'accusa di furto. L'Univerisità di Torino infatti non intende in alcun modo sostenere la teoria dell'atavismo di Lombroso, ma sottolineare piuttosto come lo studio dei resti del pastore di Motta Santa Lucia abbia segnato un passaggio irrinunciabile, seppure erroneo, nella storia della criminologia.